Adolescenze difficili -Pierangela Vallese

In questo articolo, le riflessioni chiare e preziose del prof. Vittorino Andreoli, psichiatra, riguardanti  il  conflitto adolescenziale e i tre comportamenti problematici da osservare e non sottovalutare negli adolescenti. 

“L’adolescenza è una fase di crescita, un’esperienza umana , da non generalizzare.   Come psichiatra, mi occupo da tanti anni di adolescenti e adolescenze.  Esistono “Le Adolescenze”, e ogni ragazzo e ragazza vive la sua esperienza di passaggio da bambino a giovane adulto, in maniera “unica”. 

Questa fase di crescita, spinge il ragazzo allo sviluppo di un nuovo adattamento psicologico e fisico  all’ambiente. Per poter trovare un nuovo adattamento, l’adolescente è necessario che sviluppi e manifesti il conflitto.  Il conflitto non è patologico, sebbene preoccupi e spaventi molto i genitori.

E’ naturale che l’adolescente manifesti il conflitto fuori di sé, con i genitori in primis .  Tanto più il legame con i genitori è stato buono, di fiducia, tanto più il conflitto può essere forte in adolescenza.

Attraverso il conflitto, l’adolescente vuole affermare con forza la sua “diversità” di pensiero, “diversità nell’ essere” diverso dai genitori. Vuole “differenziarsi “ dai genitori e dall’immagine di bambino che i genitori “vedono” ancora in lui. Nel conflitto con i genitori, l’adolescente ha la possibilità di vivere le fasi di differenziazione e di individuazione di sé, che lo porterà a percepirsi adulto, responsabile di sé stesso.  In questo processo di crescita, i genitori devono “esserci “. Essere presenti in questo conflitto per aiutare il proprio figlio a crescere. Essere presenti nei No e nei Si.

Il conflitto dell’adolescente si manifesta con “comportamenti di rivolta e di trasgressione delle regole”. 

Come spiega il dott. Andreoli ,Il comportamento trasgressivo può essere considerato “accettabile” e non patologico, quando “come  il carnevale, è un periodo che ha un inizio e una fine temporale, poi finisce e si torna nella quotidianità”. Il comportamento trasgressivo dell’adolescente è da leggere dentro la cornice di riferimento valoriale e culturale della famiglia, nel senso che il ragazzo nell’attuare quel comportamento (ad esempio cambiamento di look non approvato da genitori), “trasgredisce “ un aspetto, una regola, un valore familiare. Un comportamento “trasgressivo “non patologico, (la cosidetta bravata), porta a vivere sentimenti di colpa e pentimento nell’adolescente che lo spinge a sviluppare un aspetto autoriflessivo sul proprio comportamento e sulle proprie responsabilità, oltre ad avere (il comportamento trasgressivo) le caratteristiche di essere limitato nel tempo e non nuocere a sé stesso e ad altri. 

 Non cercate di evitare il conflitto con il proprio figlio.

 Piuttosto, genitori, preoccupatevi se vostro figlio adolescente non è mai conflittuale con voi, ma, “da bravo figlio” continua ad ascoltarvi e a seguire alla lettera tutto ciò che voi dite, senza mai tentare di contraddirvi

L’adolescente vive anche il conflitto dentro il proprio corpo, dentro sé stesso, con sentimenti di autosvalutazione ed insicurezza nel vivere il proprio corpo in cambiamento, in metamorfosi.

Non c’è adolescente che si piaccia veramente !

QUANDO POSSIAMO PARLARE DI ADOLESCENZE PATOLOGICHE –DIFFICILI?

  • COMPORTAMENTI OPPOSITIVI

Quando il comportamento “trasgressivo” non si estingue in un periodo temporale ma diventa “Opposizione”.  L’opposto . Dire No all’adulto, senza riuscire ad argomentare questa risposta. “ Lo faccio non perché mi piaccia farlo e abbia una mia idea diversa da te, ma non lo so…per opposto.”  L’opposizione nasconde difficoltà emotive e relazionali dell’adolescente verso i propri genitori. L’opposizione si traduce anche in comportamenti sociali disfunzionali che si ripetono nell’ambiente scolastico, (non si tratta di una bravata) come ad esempio la difficoltà di rispettare regole sociali, opposizione a  persone che svolgono ruoli d’autorità.  

  • COMPORTAMENTI VIOLENTI, DISTRUTTIVI VERSO SE STESSI, VERSO OGGETTI E VERSO PERSONE  CHE SI RIPETONO IN MODO FREQUENTE.  Quando l’adolescente non riesce a “controllare e modulare” la propria rabbia o sentimenti di frustrazione e sfocia in violenza verso di sé (autolesionismo) o verso oggetti e familiari (comportamenti antisociali) senza provare senso di colpa . 
  • COMPORTAMENTI DI RESTRIZIONE ALIMENTARE PROLUNGATI NEL TEMPO CHE SI TRASFORMANO IN DISTURBI ALIMENTARI (bulimia, anoressia).  Il conflitto con il proprio corpo sviluppa questi aspetti patologici e molto gravi, come disturbi alimentari quando ci sono aspetti emotivi e dinamiche relazionali familiari (eventi presenti ed eventi passati)  che portano molta sofferenza  nell’ adolescente.
  • DIPENDENZE PATOLOGICHE. Comportamenti di dipendenza verso sostanze, gioco d’azzardo, internet …si innescano e si sviluppano in maniera “patologica” in adolescenti che vivono già difficoltà emotive pregresse, dovute ad esperienze di vita presenti e passate, esperienze familiari difficili.  Sono comportamenti prolungati nel tempo, da distinguere   dalle “bravate” e dalla curiosità di “provare” cose nuove, da sballo, dettate dal principio del piacere. Purtroppo nelle dipendenze patologiche, non è il principio di piacere ma è l’istinto di morte, una grande sofferenza senza nome, un senso di mancanza, un vuoto d’amore, che si manifestano in angoscia inconscia e che portano l’adolescente a nuocere a sé stesso, giocando con la morte attraverso le dipendenze da sostanze.
  • ISOLAMENTO SOCIALE E DEPRESSIONE

 Comportamenti di isolamento prolungati nel tempo, mancanza di contatti ed interazioni tra pari, DIVERSO da sbalzi d’umore, inclinazione al pianto, momenti di solitudine e tristezza “periodica” nell’adolescente, ovvero momenti  di chiusura che passano, per poi tornare alla socialità, aprirsi verso gli altri . 

Comportamenti che devono suonare come “campanelli d’allarme” su un disagio psicologico da affrontare con il proprio figlio sono: Chiusura nella propria stanza per moltissime ore al giorno, a volte anche giorni interi. Evitamento e forte opposizione alla partecipazione a situazioni sociali e familiari. Scarsa comunicazione interpersonale in famiglia e anche nel contesto scolastico, tra pari. Mancanza di voglia di fare e assenza di interessi scolastici ed extrascolasticiAssenza di bisogni e desideri, assenza di conflittualità , stato di anedonia. Stato depressivo e di ritiro sociale prolungato e Non riconducibile ad evento presente “difficile” da accettare che pur provocando tristezza e dolore ma che rientra nella “normalità” dell’esperienza umana (es.lutto, innamoramento non corrisposto).

GLI ADULTI DEVONO OSSERVARE E SAPER DISTINGUERE QUESTI COMPORTAMENTI  CHE SI MANIFESTANO NELLE “ ADOLESCENZE DIFFICILI”, E CHIEDERE AIUTO PROFESSIONALE PER I PROPRI FIGLI E PER LA PROPRIA FAMIGLIA.

Dott.ssa Pierangela Vallese

Adolescenze difficili -dott.ssa Pierangela Vallese
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